Maybe a Concert

“Un gioco teatrale efficace… Maybe a concert ci pone di fronte a una formula scenica insolita, intrigante e senza facili concessioni, dove prevalgono naturalezza e capacità espressive.

· Corriere del Ticino ·

Creditos

Concept: Raissa Avilés
Texts and Music: Raissa Avilés, Balázs Várnai 
Arrangements: Alix Logiaco
Direction: Raul Vargas Torres
Performers: Raissa Avilés, Rocco Schira, Alix Logiaco 
Stage set-up and costumes: Rocco Schira
Light Design: Marzio Picchetti
Production: Matrioska
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Duration: about 55 minutes 

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“Maybe a concert”, is a journey that embodies music in a continuous flow, trying to go beyond the songs, what they represent or seem to represent. Under the glossy surface of the show lurk contradictions, doubts, yearnings and hopes that the performers use with passionate irony to demand autonomy for their social, political, sentimental and artistic identity, wondering if this is possible in a context of constant compromise between violence and security, control and freedom.
 
In the staging by Raul Vargas Torres, songs and stage action do not overlap but burst into each other, reshuffling the hierarchy of languages and playing with different genres and styles, creating a hybrid aesthetic universe that draws on Mexican folk tradition, the varieté, Western and the pop universe. The mostly original pieces written by Raissa Avilés and Balazs Varnai with some versions, range from folklore to Indie with winks to baroque and jazz, embellished and amalgamated by the arrangements with piano, rodes and electronic keyboard by Alix Logiaco. 
 
Raissa Avilés for this show seeks out the help of artists with whom she has already shared productions in different fields, both theatrical and musical. In so doing she declines the diffe- rent pages of her artistic path in search of a personal and sincere language.
 
Thanks to this operation, we see on stage the coexistence of a mariachi with stiletto heels, futurist cabaret dresses, sequined cowboy, electronic music, jazz, classical and melodic pop sounds. Maybe a concert thus also beco- mes an opportunity to experiment with the vocal flexibility that distinguishes the Ticinese performer in a dialogue with the performative body, looking now for spaces for experimenta- tion, now for moments of extreme and disar- ming simplicity. 

IT

“Maybe a concert”, è un viaggio che incarna la musica in un flusso continuo, cercando di andare oltre le canzoni, ciò che rappresentano o ciò che sembrano rappresentare. Sotto la superficie patinata dello show si annidano contraddizioni, dubbi, aneli e speranze che i performer utilizzano con appassionata ironia per formulare una richiesta di autonomia dell’identità sociale, politica, sentimentale e artistica; interrogandosi se questa sia possibile in un contesto di costante compromesso tra violenza e sicurezza, controllo e libertà.
 
Nella messa in scena a cura di Raul Vargas Torres, canzoni e azione scenica non si sovrappongono ma irrompono l’una nell’altra rimescolando la gerarchia dei linguaggi e giocando con generi e stili diversi, creando un universo estetico ibrido che attinge alla tradizione popolare messicana, al varieté, al western e all’universo pop. I brani per lo più originali scritti da Raissa Avilés e Balazs Varnai con alcune versioni, spaziano dal folklore all’indi con strizzatine d’occhio al barocco e al jazz, impreziositi ed amalgamati dagli arrangiamenti con piano, rodes e tastiera elettronica di Alix Logiaco. 
 
Raissa Avilés per questo spettacolo si avvale della collaborazione di artisti con i quali aveva già condiviso in passato produzioni in ambiti diversi, sia teatrali che musicali. Così facendo declina le diverse pagine del proprio percorso artistico alla ricerca di un linguaggio personale e sincero . 
 
Grazie a quest’operazione convivono sul palco un mariachi con tacchi a spillo, abiti da cabaret futurista, cowboy con le paillettes, musica elettronica, sonorità jazz, classiche e pop melodico. Maybe a concert diventa così anche un’occasione di sperimentare con la flessibilità vocale che contraddistingue la performer ticinese in dialogo con il corpo performativo, cercando a tratti spazi di sperimentazione e a tratti momenti di estrema e disarmante semplicità. 
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